Custodi Erranti. Uomini e lupi a confronto

“In ogni uomo, di fronte alla vera “bellezza”, si cela il custode. Il custode errante della vita.” di Matteo Luciani

Una storia di due vite parallele, la fine di un’epoca e di un equilibrio che sta per scomparire per sempre, questo è “Custodi Erranti” di Matteo Luciani, un giovane e promettente fotografo naturalista laureato in Ecologia presso l’Università “Sapienza” di Roma.

Per tre estati, dalla fine della primavera all’inizio dell’autunno, Matteo ha seguito tre pastori, Sandro, Gerso e Chicchino, durante la transumanza delle loro greggi sulle Montagne della Duchessa.

La Riserva Naturale Regionale “Montagne della Duchessa”, 3500 ettari, si trova in provincia di Rieti, nel comune di Borgorose, ai confini tra Lazio e Abruzzo, sovrapponendosi al Parco regionale naturale del Sirente - Velino nell’Appennino centrale abruzzese.

Sandro, Gerso e Chicchino sono gli ultimi testimoni di una “storia” antichissima, una vera e propria tradizione, quella della transumanza, che con molta probabilità sarà completamente soppiantata dall’avvento della moderna zootecnia e dall’allevamento intensivo. Matteo racconta in dettaglio la giornata del pastore, una serie di foto suggestive accompagnano il lettore in un’epoca senza tempo, dove lo scorrere del tempo è scandito dalle necessità del gregge. Ogni mattina comincia con la mungitura che permetterà poco dopo di produrre quel “miracolo culturale” che è il formaggio. A metà mattinata, assieme al loro gregge e ai cani guardiania e da conduzione, i pastori partono per i prati montani.

Con le foto di Matteo si entra in contatto con i pastori e il loro gregge, ultimi testimoni di come la riserva (e l’Appennino in generale) sia cambiata e mutata negli ultimi decenni. Le praterie secondarie, senza più greggi estensive, stanno lasciando il posto al bosco e la perdita di biodiversità dei prati di alta montagna è una delle più temute conseguenze.

La flora e la fauna sono rappresentate da foto molto coinvolgenti: un grifone di vedetta sulla cima di un faggio, il raro coleottero Rosalia alpina, la maestosa aquila reale e le tante varietà di specie vegetali sparse nelle alte praterie.

Però, in tutto questo racconto manca ancora un elemento fondamentale, l’altra “vita parallela” di questa storia, “maestro di vita, custode errante delle nostre terre, della libertà e dei nostri naturali istinti, che sfumano e si smarriscono nella nostra obliante e asettica società”.

Perseguitato da sempre, il lupo (Canis lupus) è un top predator e una specie chiave (Keystone species), garante del delicato equilibrio che permette agli ecosistemi di prosperare ed evolversi. Lo sanno bene Sandro, Gerso e Chicchino, anche se non vedono il lupo di buon occhio, hanno per lui parole di grandissima stima e rispetto.

Una serie di foto descrivono le due vite parallele che si incontrano in una “visita attesa” durante un caldo pomeriggio di agosto, quando un gruppo familiare formato da tre lupi, una femmina e due maschi, attaccano il gregge di Chicchino. L’evento, sarà narrato dai tre pastori per i mesi a venire ma regaleranno a Matteo una mezz’ora “straordinaria” che ricorderà per tutta la sua vita.

Ho avuto l'onore di fare qualche domanda a Matteo, una persona molto disponibile e gentile dalla quale c'è molto da imparare.

Con "Custodi Erranti" trasmetti una tranquillità e una pace che permettono al lettore di trovarsi assieme a Sandro, Gerso e Chicchino sulle Montagne della Duchessa. Nella prima parte del libro ho invidiato la colazione mattutina che consumavi con Sandro dopo la mungitura delle pecore. Lo scandire delle ore sembra lento ma il lavoro quotidiano dei tre pastori non è per nulla leggero e semplice.

Puoi raccontarci brevemente la tua giornata tipo durante il periodo del progetto?

Nel periodo di tre settimane trascorso con i pastori passavo molto tempo con loro, assistendo alle principali fasi giornaliere del pastore: la mungitura mattutina, la creazione del formaggio, il pascolo giornaliero, il rientro delle pecore e infine la cena tanto attesa.

Oltre a fotografarli, li aiutavo in diverse mansioni, come la pulizia del rifugio, la preparazione della cena, la pulizia delle stoviglie, prendere l’acqua al fontanile, dare da mangiare ai cani ecc.

Al di fuori del periodo con i pastori, ho trascorso la maggior parte del tempo in solitudine cercando di fotografare la flora, la fauna e i paesaggi e scorci che descrivessero al meglio la complessità e la bellezza della zona in cui è ambientato il racconto. Nel caso del lupo, una volta che trovavo delle tracce convincenti mi appostavo con il mio telo mimetico.

Le difficoltà ci sono state ed è normale, ma quando si crede veramente in qualcosa, queste vengono superate e ci fortificano notevolmente, lasciando un segno indelebile dentro di noi.

Per ottenere questi scatti è stata necessaria una accurata ricerca, occhi vigili per scorgere le poche tracce che riuscivo a trovare (non solo dei lupi, ma anche degli altri animali fotografati), nonché grande pazienza durante gli appostamenti, i quali spesso duravano più di due giorni e che prevedevano alzatacce ad orari impossibili e nottate trascorse a “dormire” in luoghi molto scomodi. Alcune persone mi dicevano “Ma perché non vai a fotografare i lupi al Parco nazionale d’Abruzzo? E’ più facile”. Avevano sicuramente ragione, ma i tre pastori da me ripresi erano nella Riserva della Duchessa ed è lì che doveva essere ambientata questa storia, anche a costo di metterci il triplo della fatica.

Il pastore sa che alla montagna è comunque dovuto un dazio. Bellissima è la foto in cui ci sono due pecore che sembrano scambiarsi un ultimo saluto. Dopo poco una delle due muore a seguito di una infezione ad un occhio. Ci sono diverse foto che raccontano l’evento, deve averti colpito particolarmente, cosa ci puoi raccontare a riguardo?

Tra le tante che ho visto e vissuto, questa è stata una delle scene più forti.

Sono stato due giorni ad osservare straziato quella pecora, che pur dopo le medicazioni non ce l’ha fatta.

Come dico sempre durante le mie presentazioni, noi uomini tendiamo a dare un’interpretazione umana a tutto, anche egoisticamente. Pur non sapendo che cosa si stavano dicendo quelle due pecore, se potessi dare un’interpretazione umana, in quel momento c’ho visto empatia e non una grande differenza rispetto a noi uomini.

La foto “clou” del libro è quella in cui un grosso pastore maremmano abruzzese insegue una femmina di lupo con la coda tra le zampe. Una testimonianza eccezionale e ad essere sincero è la foto che mi ha fatto decidere per l’acquisto del libro. Alla “visita attesa” hai dedicato un capitolo intero, e l’emozione e la gioia per l’evento è stata grande e ben descritta nella pagine del libro.

Ma dopo averti sentito parlare durante un evento di presentazione del tuo libro c’è un’altra foto che mi ha colpito molto, e che rispetto a quella del pastore maremmano porta con sé la tenacia e la perseveranza che ti hanno contraddistinto per tutto il progetto. La foto di cui parlo è quella del vecchio lupo, ci racconti come è stato possibile quello stupendo scatto?

Per fotografare questo anziano lupo ho impiegato cinque lunghi giorni, “dormendo” in mezzo alle pietre, con i dolori alla schiena e alla testa che aumentavano sempre di più.

Ebbene, il quinto giorno ero esausto e stavo per gettare la spugna. Quando mi ero ormai rassegnato è apparso lui, come per magia. Detto ciò, ringrazierò per sempre questo vecchietto (e il lupo in generale), poiché mi ha fatto dono di un insegnamento fondamentale nella mia vita… ovvero quello di credere sempre nei miei sogni e nei miei obiettivi, fino alla fine. Spesso me lo dimentico, ma questo lupo in particolare ha il potere di riportarmi ogni volta sui miei passi, aiutandomi nelle mie scelte più difficili.

Ciao Matteo e grazie per la tua disponibilità, ti auguriamo un grandissimo "in bocca al lupo" per il tuo futuro.

"Lunga vita al lupo".

Ringrazio e saluto tutti i membri di Wildperegrine, con l’auspicio che possano diffondere un’idea di fotografia naturalistica che nasce come strumento di studio, divulgazione, conservazione e conoscenza, mettendo sempre al primo posto il rispetto e l’incolumità dei soggetti che si fotografano.

Non mi resta che consigliarvi vivamente “Custodi erranti. Uomini e lupi a confronto” che non è un semplice libro fotografico ma è la testimonianza di un equilibrio precario e di un’antica pratica che fa parte della cultura e della storia del nostro territorio.

Dalla prefazione di Luigi Boitani: “Un esempio raro di dedizione ad un sapere antico che, purtroppo, sta lentamente svanendo. Mi auguro che questo libro lasci una traccia indelebile in tutti i lettori”.

**Il libro può essere acquistato direttamente dal sito dell’autore, www.matteoluciani.com

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