ORIZZONTI SIMBRUINI

Alla scoperta dell'Appennino laziale-abruzzese come non s'era mai visto.

Appena si apre il libro, la prima frase che leggiamo è:

"Montagne dolci e severe al tempo stesso, un angolo di appennino autentico alle porte della grande metropoli dove la natura è ancora in grado di sorprendere con la sua solenne bellezza"

Da sempre affascinato dalla sconfinata meraviglia del nostro territorio, questa espressione all'inizio del volume è più azzeccata che mai. All'interno del libro ho trovato un vero messaggio d'amore per la biodiversità. Un bellissimo viaggio, che parte dal "letto" del fiume fino ad arrivare alle pendici dei monti Simbruini, il tutto accompagnato dal ritmo delle stagioni.

Mentre si va avanti capitolo per capitolo, si capisce che la cura dei dettagli e la ricerca sono uno degli   ingredienti fondamentale del libro.Una parte di appennino sconosciuta a molti, che Daniele Frigida e Francesco Ferreri ci fanno vivere grazie alle loro fotografie e ai loro emozionanti racconti.

Daniele Frigida (che ringrazio) ha gentilmente accettato di rispondere a qualche nostra domanda:

Ciao Daniele, innanzitutto ti faccio i miei più sinceri complimenti, ho avuto il piacere di sfogliare il libro più volte e ti dirò che ogni volta è sempre piacevole poter "viaggiare" tra i monti Simbruini grazie alle meravigliose fotografie del volume. Come nasce il Progetto Orizzonti Simbruini?

Ciao Davide, grazie a te per l’apprezzamento dimostrato nei confronti del nostro lavoro e soprattutto per avermi offerto la possibilità di parlarne tramite questa breve intervista.

Il progetto Orizzonti Simbruini nasce in maniera quasi del tutto spontanea nel 2013, subito dopo aver conosciuto Francesco proprio su queste montagne. Ci parse da subito palese quanto la straordinaria natura dei Simbruini dal punto di vista della conoscenza fosse di fatto appannaggio di pochissimi, per lo più addetti ai lavori. Da qui l’idea di iniziare a raccogliere materiale fotografico (ma non solo) da pubblicare poi su un sito web al fine di favorire la diffusione di una coscienza collettiva finalmente sensibile ai reali valori di questo tratto di Appennino.

Negli anni poi man mano è maturata l’idea di racchiudere tutto questo materiale anche in un volume fotografico, un oggetto tangibile e senza tempo, che restasse a testimonianza del nostro amore per questo territorio ma che soprattutto potesse fungere da invito ad approfondirne la conoscenza. Nel novembre 2021 la sua pubblicazione.

Una delle cose che più mi ha colpito del libro è la completezza dell'opera. Ogni capitolo è un elogio alla biodiversità di questi luoghi, dal comune rospo al più elusivo lupo. Quanto tempo c'è voluto per la realizzazione del progetto?

Come autori la nostra intenzione principale era quella di mostrare attraverso quest’opera proprio la biodiversità che caratterizza questo tratto di Appennino, ai più oggi ancora sconosciuta nella sua straordinaria complessità e ricchezza. È incredibile, infatti, pensare come a poche decine di chilometri da una metropoli come Roma possano ancora oggi vivere praticamente tutte le specie principali della fauna appenninica o ancora fiorire innumerevoli specie vegetali divenute rarissime, un“miracolo” che merita certamente di essere conosciuto a pieno.

Andare a documentare al meglio tutta questa complessità non è comunque stato facile, specie dovendo fare i conti con un territorio per lo più coperto da boschi e dove gli animali sono particolarmente elusivi, o ancora laddove non c’erano molte informazioni di base sulla effettiva dislocazione delle specie. Basti pensare, ad esempio, che tutte le rarità floristiche documentate nel libro sono state rinvenute autonomamente grazie solo ad un’assidua e continua esplorazione del territorio o che alcune specie animali sono state immortalate solo dopo diversi anni di studi e tentativi. Alla fine ci sono voluti ben 8 anni di lavoro sul campo per completare l’opera.

I paesaggi ritratti sono un elemento fondamentale all'interno del libro, immagino che per ritrarre queste montagne con delle atmosfere così magiche non deve essere stato facile. Ti è capitato di tornare a casa senza lo scatto desiderato per mancanza delle condizioni idonee?

La fotografia di paesaggio, specie dai profani, spesso viene classificata come la più facile da realizzare: in fondo il paesaggio sta lì, immobile, non scappa, che ci vuole a riprenderlo! Ovviamente non è così, per rendere al meglio un paesaggio, specie in un contesto come quello dei Monti Simbruini dove oggettivamente non ci sono scorci dalla bellezza immediata e clamorosa (soprattutto se poi si fa il paragone con ciò che oramai siamo abituati a vedere ogni giorno dal web). C’è stato quindi bisogno come prima cosa di un lungo studio preventivo, andando a rintracciare sul campo tutti quegli scorci e quelle situazioni che più di altri potessero raccontare queste montagne nei loro vari aspetti, poi è stato necessario tornare più e più volte per avere finalmente la luce giusta o atmosfere particolari. Quasi mai le immagini di paesaggio presenti nel libro sono frutto di una singola uscita, tornare dunque a casa a mani vuote, per i più svariati motivi, è stata una situazione con cui si è dovuto fare i conti il più delle volte. Alla fine però l’ostinazione nel voler ottenere determinate immagini è stata fondamentale, nonostante molti di questi luoghi fossero tutt’altro che a portata di mano.

Durante la realizzazione del progetto c'è un momento che più degli altri ricordi con più emozione?

È difficile identificare un momento su tutti, questo progetto è stato per noi autori in primis uno straordinario viaggio alla scoperta di questo territorio e di conseguenza di momenti da ricordare in questi anni ce ne sono senz’altro diversi. Posso citarne comunque uno su tutti, in riferimento alle immagini presenti nel libro: imbattersi in una fresca pista di impronte di orso nella neve è stato un momento al limite della commozione! La frequentazione dei Monti Simbruini da parte dell’orso bruno marsicano, infatti, si è abbastanza consolidata negli ultimi anni, ma trattandosi sempre di soli esemplari maschi in dispersione dal vicino Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, riuscire comunque ad incrociare questo animale rimane per ora una chimera. Quella mattina di fine inverno, tuttavia, la sola prova certa del suo passaggio appena qualche ora prima di noi su quella radura è stata un’emozione indelebile.

Un’ultima domanda, a chi vorrebbe realizzare un progetto fotografico, qual’è il consiglio che daresti?

Dal mio modesto e personale punto di vista, più di tutto mi sento di consigliare a chiunque pratichi fotografia naturalistica di concentrarsi su progetti che possano poi magari portare ad ottenere qualcosa di ulteriore rispetto a solo buone foto da pubblicare sui social.

Credo infatti che il fine ultimo della fotografia naturalistica sia sempre quello di favorire la conoscenza e la consapevolezza, e lavorando su di un progetto, concentrandosi quindi su specie o zone specifiche (in Italia c’è ancora tantissimo da fotografare e raccontare, soprattutto in quei territori per così dire “minori”) molto probabilmente si possono ottenere in questo senso risultati migliori, a tutto vantaggio (più che della virtuale popolarità) della natura che tanto amiamo immortalare.

Ti ringraziamo Daniele per la pazienza e per il tempo che ci hai concesso, ti rinnovo i complimenti per il tuo libro. Per chi fosse interessato ci daresti delle info su dove acquistare il volume?

Per acquistare il libro è sufficiente andare sul sito web del progetto, www.orizzontisimbruini.it oppure sul sito web della casa editrice Quercus Libris Edizioni, www.quercusedizioni.com/orizzonti-simbruini. Grazie a te Davide, nuovamente, per questa interessante opportunità di confronto per raccontare il progetto fotografico Orizzonti Simbruini!

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