Pianosa e il Gabbiano Corso

Un viaggio nel "Il Mondo Perduto" Toscano.

Pianosa è una delle isole dell’Arcipelago Toscano completamente immersa nel parco nazionale omonimo. Un gioiello gestito dall’Ente Parco, dal comune Campo nell’Elba (Prov. Di Livorno) e dall’Amministrazione penitenziaria. La caratteristica principale dell'isola è l'assensa di alture, in pratica è completamente pianeggiante (il punto più alto raggiunge i 29 metri).

Bisogna ringraziare la presenza del carcere (chiuso definitivamente nel 2011) che ha consentito a questa stupenda e pianeggiante isola di conservare tutte le sue bellezze naturali. Dalla chiusura del carcere sono rimasti intatti i divieti di navigazione e pesca nell’area dell’isola anche se da quando è stata inserita all’interno del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano è consentita la visita e lo sbarco ai turisti (per un massimo di 250 al giorno).

Per alcuni turisti è possibile pernottare nell’albergo dell’isola gestito da una cooperativa e da alcuni detenuti (provenienti dal carcere di Porto Azzurro, Elba) in regime di semi-libertà.

Molti sono i progetti che hanno interessato e sono in corso sull’Isola. Dall’eliminazione del ratto nero al trasferimento coatto di ricci e gatti inselvatichiti fino alla rimozione selettiva dei pini d'Aleppo (introdotti nel XX secolo) favorendo i lecceti ancora presenti sull’Isola.

Quindi Pianosa è l’ideale se si vuole visitare un tratto di costa naturale e selvaggio così come doveva apparire prima dell’intervento umano.

Per chi ama il mare, le acque, che un tempo erano inaccessibili per via del carcere, hanno oggi un ricco valore ambientale. È possibile osservare una vera prateria di posidonia risparmiata dalla pesca a strascico e a basse profondità, semplicemente facendo snorkeling, è possibile osservare cernie, aragoste, orate, dentici e murene.

L’avifauna stanziale e migratrice è abbondante, ma le star dell’isola sono sicuramente la Berta maggiore (Calonectris diomedea) e il Gabbiano corso (Ichthyaetus audouinii) che hanno delle colonie stabili sull’isola e sono protetti dell’Ente parco con importanti iniziative di salvaguardia.

L’isola, per ovvie ragioni, è completamente tutelata. Non è quindi possibile, senza essere accompagnati o autorizzati, girare liberamente per i suoi incantevoli posti.

In pratica, ad eccezione dell’ex centro abitato, al Bagno di Agrippa e alla spiaggia di Cala Giovanna, il 100% del territorio compresi gli isolotti de La Scarpa e La Scola sono inaccessibili. Il 100% del mare fino ad un miglio della costa è interdetto alla navigazione e alla pesca a meno che non si sia accompagnati da un diving autorizzato ad accedere al campo boe (il numero annuo di subacquei ammessi è limitato).

Come si riconosce un Gabbiano Corso?

Più piccolo e snello del diffusissimo Gabbiano reale (Larus michahellis), le differenze più evidenti sono rappresentate dalle zampe che sono scure e dal becco di color rosso corallo con una punta nera e gialla. Maggiori informazioni sono nell'articolo L’angelo: Il Gabbiano Corso di Giovanni Tartanelli che lo ha incontrato sulle coste toscane.

Di seguito due immagini che evidenziano le differenze tra le due specie di gabbiano:

Gabbiano corso
Gabbiano reale

Ma come è possibile fotografare il Gabbiano corso?

Beh, viste le premesse e la situazione di completo controllo del territorio sembrerebbe un’impresa impossibile.

Prima di arrivare sull’isola, informandomi sul web, avevo scoperto che sull’isolotto de La Scola nidifica la Berta maggiore (Calonectris diomedea) e il Gabbiano corso (Ichthyaetus audouinii).

Quindi ho raccolto informazioni sul giro che si potesse fare, ovviamente accompagnati da una guida, per poter vedere, anche solo da lontano, l’isolotto.

Ho individuato, tra i servizi offerti, il trekking paleontologico. Esso porta il visitatore alla scoperta di numerosi giacimenti di ossa di cervidi e bovidi a testimonianza di un pregresso collegamento con la terra ferma. La posizione dei giacimenti è proprio in prossimità dell’isolotto de La Scola.

Durante il tragitto in mare, dall’Elba a Pianosa, è possibile parlare con le guide per capire che escursioni sono disponibili (mi raccomando di prenotare l’escursione prima di sbarcare).

Parlando con le guide, però, apprendo che è facile avvistare il Gabbiano corso presso il porto romano che è situato nell’estremo nord dell’isola (la diramazione del Marchese). Per cui abbandono l’idea de La Scola e del trekking paleontologico e prenoto per il giro in Mountain bike in direzione nord.

Scopro così che, almeno per quest’anno, il Gabbiano corso ha deciso di nidificare proprio nell’antica baia del Porto Romano.

Il giro prevede un affaccio sulla baia che mi ha permesso di osservare i nidi in lontananza e un bellissimo Gabbiano volteggiare lungo le scoscese pareti di rocce sedimentarie. Ricordo ancora l’articolo di Giovanni Tartarelli e del suo fantastico incontro con questo raro Gabbiano. La gioia nell’incontrato inaspettato e la sua contemplazione mi hanno affascinato molto. Vederlo a Pianosa, invece, ha tutt’altro sapore. Non si percepisce per nulla la sua rarità, anzi sembra un elemento ben integrato nell’ecosistema dell’isola. È come qualcosa che è sempre stato e sempre sarà parte di quel mondo. Potremo definire Pianosa come “Il Mondo Perduto” di Arthur Conan Doyle dove, almeno per una volta, è possibile effettuare un viaggio indietro nel tempo.

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